Un solo favore ti chiedo papà…

Ricorda i nostri tempi passati,

le nostre corse sui prati,

le nostre pazze risate.

Ti guardo con malinconia

perché il tuo sguardo pieno di dolcezza

non ha più in sé la fierezza che aveva.

Non dimenticare ti prego,

come in una preghiera te lo chiedo.

Non dirmi “non mi ricordo”, “non ricordo nessuno”

perché in quel nessuno mi ci sento anche io

e divento ancora più sola.

Vorrei stringerti a me

per dirti che per me sei sempre tu…

quel faro nella notte che osserva il suo mare,

quel papà che da sempre mi stringe forte forte la mano.

Quando ero piccina la stringevi per non farmi cadere…

ora devi stringerla per farmi incedere senza nulla temere.

 

 

©Daniela Costantini

 

Papà

Caro papà, non so come hai potuto dimenticarti di me, proprio non lo so…

Non mi spiego quel tuo sguardo assente. Il tempo ti ha giocato un brutto tiro…  ti ha fatto dimenticare che il tuo sguardo era il mio sostegno e la mia forza.

E’ quasi un peccato grave restare arrabbiata con te per i capricci che fai, perché quando io ero bambina tu avevi la pazienza di spiegarmi tutto e non ti stancavi. Continuavi fino a quando non capivo.

Poco fa mi sono svegliata pensandoti e con  orrore, un pensiero mi si  è formato nella mente. Il tempo non è un galantuomo come si ama definirlo… no… il tempo è un tiranno che pian piano ci porta via glia anni, i sorrisi e anche il legame ancestrale che ci lega. Ora non ti comprendo, a volte non ci riesco proprio e allora, lo confesso, me la prendo con te,  ma la mia è soltanto una stupidissima rabbia perché sono consapevole che ogni giorno che passa, la tua mente si offusca e si allontana.

Ci sto male. E’ un malessere che mi invade l’anima. Come farò quando non ci sarai più ad ascoltarmi? Come farò quando non potrò più parlare con l’unica persona al mondo che mi ha compreso durante tutta la mia vita?

Mi ricordo le tue braccia prendermi e portarmi fino al quinto piano della nostra vecchia casa che non aveva ascensore, perché semplicemente non volevo salire le scale, un semplice capriccio. Non pensavo che avevi lavorato pesantemente durante il giorno…

Con quale cuore ora ti riprendo e ti incito a camminare veloce perché sei diventato lento e non riesci a tenere il passo?

Tu con me non trovavi scuse; se avevi pochi soldi facevi di tutto per accontentarmi ; se avevi poco tempo, non perdevi la pazienza, ma stavi accanto a me quando non riuscivo a risolvere un problema di aritmetica o a scrivere la prima frase di un tema di italiano.

Dovevi correre alla tua bottega di libri dove i clienti ti aspettavano impazienti e inclementi se non riuscivi a terminare in tempo il tuo lavoro,  ma tu prendevi una sedia e ti sedevi accanto a me, mi asciugavi le lacrime e poi con calma e pazienza mi restavi accanto fino a quando non riuscivo a capire.

Mi sento indegna del tuo amore papà, mi sento in colpa perché quando ti dico di svolgere un servizio anche semplice tu lo dimentichi, mi chiedi che cos’è e come si fa ed io vado su tutte le furie. Perché papà non sono capace di ricordare ciò che facevi per me? Perché?

Stai dimenticando tutto, visi, persone, cose, ma io sto dimenticando qualcosa di ben più grave… sto dimenticando che il tuo amore per me è qualcosa di grande e perfetto, so che lo è stato ancora di più nel passato ed a volte quando mi fissi scorgo un lampo che ti passa negli occhi, vedo anche il tuo rimpianto per non riuscire a sforzarti di più per mettere meglio a fuoco antiche immagini di me bambina; intravedo la commozione per la tua incapacità.

Il sentimento che ci unisce da sempre, è qualcosa di sublime ed io lo sto sprecando con i miei capricci da figlia che dice…. ‘Devi fare tutto ciò che ti dico io’, hai capito?

Poco fa mentre dormivo ho sognato una scena di tanti anni fa, più di mezzo secolo fa…

Io, te e mamma al prato dove andavamo la domenica a respirare un po’ di aria pulita, dare due calci alla palla, a ridere, a rinnovare la serenità che ci univa.

Non alzavi la voce per sentirti più forte, no… la abbassavi un po’ per sussurrarmi i tuoi insegnamenti, per farmi diventare la persona che sono adesso.

Devo a te, papà, tutti i miei traguardi, tutti i miei successi, tutto ciò che sono ora: una persona amata da chi mi conosce, stimata da tutti. Devo soltanto dirti grazie…

Quando questa sera rientrerò prima dalla mia passeggiata per portarti la cena, non voglio sentire il “peso” di questo compito che ora devo svolgere per te perché tu non sei in grado di farlo; non appoggerò distrattamente i piatti sulla tavola dicendoti frettolosamente buon appetito… ma mi fermerò con te, prenderò una sedia e aspetterò per chiederti se ciò che ti ho preparato è di tuo gusto.

Dovrei fare però qualcosa di più… devo impegnarmi, ma lo farò… devo condividere con te ogni pasto, ogni passo e ogni momento e andare via soltanto quando tu decidi di andare a dormire.

Vorrei ricambiare un po’ del tuo amore papà, vorrei che tornassimo come eravamo.

Io e te e basta. Fuori il resto del mondo. Soltanto io e te. Eravamo in tre con mamma, una squadra sempre pronta a giocare anche partite difficili, ma proprio oggi ricorrono 4 anni e 7 mesi  da quando il Portiere la chiamò fuori campo.

Dai papà, continuiamo la nostra partita anche se siamo rimasti soltanto in due. So che ce la faremo.

So che basta che io allunghi la mia mano per trovare la tua e tu la mia…

Ho quasi sessant’anni papà, perdonami , non sono più giovane e non ho più tanta pazienza. Una cosa però la so con certezza. Ti amo. Continuerò  a prenderti per mano come tu facevi con me…

 

7 maggio 2017

 

 

 

 

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