IL SIMBOLISMO NELLA POESIA

 

DANIELA COSTANTINI

 

 

Le sorgenti del cuore

 

 

Il mondo poetico di Daniela Costantini, romana di Roma, è cosparso di simboli, i versi non snodano metafore, che pure arricchiscono la poesia, sillogismi o neologismi, ma creano simboli, che nel loro viaggiare con le parole ingigantiscono la lirica come i colori, il quadro.
Questi simboli germogliano come fiori a primavera, durante il viaggio da casa all’ufficio o trastullandosi con le figlie,oppure lavorando all’uncinetto o sferragliando per confezionare maglie. I simboli sono vivi e si moltiplicano forse perché la Costantini venera la poesia come regina assoluta della sua vita. Il simbolismo non le nasce dalla lettura di Prévert  o di Neruda oppure di Gibran; ella prende e fotografa con la mente tutte le cose che passano davanti ai suoi occhi, e sono queste immagini che rivivono nelle parole o nei colori come simboli.
La proiezione di questi simboli è insieme una tecnica psicodiagnostica e un metodo psicoterapico, per scrollarsi di dosso lo stress estenuante di un lavoro sempre uguale, ai giorni che si susseguono monotoni. In questo modo i versi e il colore si snodano in tre principali origini e fanno parte dello sviluppo delle:
1° Tecniche psicoterapeutiche
2° Diagnosi proiettive
3° Descrizioni fenomenologiche di processi psicologici.
Ecco che la Costantini, analizzati questi tre principi si sente appagata perché ha raggiunto la catarsi. Il primo fu Josef Breuer ad usare la catarsi, che, secondo Ernest Jones, venne in realtà scoperta da una sua paziente.
La Costantini, una volta fissato su manoscritti o sulla tela si sente appagata perché è riuscita a tradurre le parole in simboli, cosciente che la proiezione dei simboli può essere classificata tecnica catartica. Tuttavia con la proiezione di simboli Ella da origine a ciò che può essere detta una «catarsi simbolica» prodotta appunto da esperienze psicologiche durante la visualizzazione più simile a fantasie, che al recupero di ricordi.
La proiezione di simboli differisce dalle tecniche della suggestione perché produce esperienze simboliche, anziché il ricupero di un ricordo o la diretta manipolazione di un sintomo.La tecnica delle «associazioni libere» di Freud è simile perché, come l'analisi dei sogni, è una tecnica contemporaneamente diagnostica e terapeutica.
«Le lacrime sono le sorgenti del cuore: sono perle d’amore o di dolore. Nascono dal nulla, ma il loro significato è grande.
E’ strano come la gioia e il dolore scelgano la stessa strada per esprimersi; sanno trascinare via i sentimenti, sanno purificarli, esaltarli, rinvigorirli o spegnerli».
Due principali limitazioni sono superate dalle immagini simboliche che già si espandono sul foglio, e non una tecnica dell'analisi della proiezione dei simboli, quali: dover dipendere dalla comparsa non controllata delle immagini simboliche; e affrontare la difficoltà della completa analisi di ciò che Erich Fromm ha chiamato «il linguaggio dimenticato» nei termini del pensiero cosciente. La proiezione simbolica permette, volontariamente, di affrontare esperienze psicologiche simili ai fantasmi che solo l’Arte sa creare nella mente di Poeta.
Tuttavia questa analisi non è suscettibile di controllo scientifico e sperimentale. La proiezione di simboli offre un nuovo e semplice metodo di saggiare la validità della concezione di Freud dei temi universali del simbolismo onirico: come affermava Ariosto parlando delle immagini simboliche dell’Orlando.
Jung propone una visione del mondo differente da quella di Freud. Il tipo d’analisi freudiano è caratteristicamente più riduttivo nei riguardi dell’artista il quale non crea la sua vita passata né esalta i suoi impulsi istintivi, quasi di carattere vario. L'analisi di Jung è generalmente più psico-sintetica, nel senso che cerca di comprendere l'uomo in termini di motivazioni fondamentali nei riguardi dell'integrazione delle componenti psicologiche negli esseri umani. Diverse idee di Jung sono fondamentali nell'uso della critica psicologica di un’opera d’arte, mediante la proiezione e l’analisi di simboli, ad esempio il confronto e le unioni guidate d’opposti simboli. Inoltre l'analisi non è il fine ultimo per Jung com’era per Freud. Jung è molto soddisfatto se riesce a capire l’intimo dell’artista attraverso la lettura analizzata psicologicamanente, perché gli permette di capire l’intima essenza creativa.
Con questo sistema è come rivivere l’insorgenza dell’idealismo, che tanto amarono gli intellettuali europei tentando di destarsi dal niccismo, bergsonismo, contingentando, l'attualismo e il neotomismo delle filosofie generose e ambigue, scatenate a ruota libera verso l'abisso, fino all'azionismo e al collaborazionismo...,mentre il positivismo, felicemente liberato dagli impacci di letterature, arti e poetiche «irrazionali», proseguiva rinnovandosi e trasformandosi nel mostro disumano fino alla soluzione della bomba atomica e dei robot che abbandoneranno la terra e voleranno negli spazi siderei, disintegrati nel nulla originario. Per quanto il positivismo abbia finito col mettere le mani anche sulle arti, sulla letteratura, sulle cosiddette scienze umane, perfino sulla poesia, fino allo strutturalismo, antropologia, semiologia e simili, tutti mostri registrati nelle poesie equivalenti della grande Satura di Eugenio Montale.
«Questi piccoli pompieri dell’anima sono la nostra salvezza.
Dopo i temporali, anche i più minacciosi e torrenziali spunta l’arcobaleno ed il cielo si colora di nuovo».
I versi citati sono prosa ametrica anche se per l’accento diventano apparenti gli endecasillab che sono come poesia azzerata, però rinnovata dai simboli «pompieri dell’anima», «l’arcobaleno che si colora e colora il cielo»; non «poesia metafisica» pur se c'è, con la prosa di mero contrappunto e rilievo al sublime lirico, ma «etica», inclusa senza cosmo, d'anima prigioniera che nella stessa prigione e per essa trova la propria libertà.
Si avverte la virtù stoica, proprio perché lo stoicismo storico è un simbolo, coi nomi di Epitteto, Lucano nipote di Seneca, il patriarca Enrico Pea; quel che vale è il complesso di rinunciare il fatto nuovo! Che potrebbe sembrare pietà animatrice.
«Alla nostra anima e al nostro cuore accade la stessa cosa: dopo aver pianto ci sentiamo più sereni e la vita ritrova i suoi colori.
A volte ci si ritrova immersi nei colori di un paesaggio autunnale,
ma a volte i colori splendono come sotto il sole di primavera!»
A tale etica stoica o pseudostoica, voglio dire intimamente cristiana della pura terza Persona di Spirito o Amore rescissa dal Padre diviso e dal Figlio occultato, togliendo a sua formula rappresentativa, ultimo legame con la realtà per la sua sopravvivenza,
Ho accennato a una filosofia, in senso corrente, stoica o mentalità o disposizione patetica in senso generico-sincretistico, giacché la mitopoiesi dei grandi poeti, soprattutto rappresentativi del loro tempo, genera in personale sincronia situazioni storiche del pensiero filosofico, variamente selezionando, polarizzando ed elaborando i dati dell'enciclopedia culturale più o meno approssimativa e usuale di cui dispone la loro curiosità.
«Forse tutti dovremmo provare a vedere attraverso le nostre lacrime,
provare a far affiorare gli immensi tesori del nostro cuore.
Se provassimo a far sgorgare la sorgente che è dentro di noi, scopriremmo che la sete di vita della nostra anima si può saziare con un semplice gesto di tenero abbandono. Solo allora potremo indossare la più bella collana di perle che esiste al mondo: quella formata da sentimenti autentici, preziosi, sinceri, profondi, ma soprattutto nostri».
Caratteristico di tali elaborazioni è, appunto, il sincretismo gnostico, evidente nello stoicismo folto di infiltrati cristiani ad esempio: lo stoico individualismo religioso, antidittatoriale e antimilitarista, aristocratico e cosmopolitico.

 

LE SORGENTI DEL CUORE

di Daniela Costantini

 

Le lacrime sono le sorgenti del cuore: sono perle d’amore o di dolore. Nascono dal nulla, ma il loro significato è grande.
E’ strano come la gioia e il dolore scelgano la stessa strada per esprimersi; sanno trascinare via i sentimenti, sanno purificarli, esaltarli, rinvigorirli o spegnerli.
Questi piccoli pompieri dell’anima sono la nostra salvezza.
Dopo i temporali, anche i più minacciosi e torrenziali spunta l’arcobaleno ed il cielo si colora di nuovo.
Alla nostra anima e al nostro cuore accade la stessa cosa: dopo aver pianto ci sentiamo più sereni e la vita ritrova i suoi colori.
A volte ci si ritrova immersi nei colori di un paesaggio autunnale,
ma a volte i colori splendono come sotto il sole di primavera!
Forse tutti dovremmo provare a vedere attraverso le nostre lacrime,
provare a far affiorare gli immensi tesori del nostro cuore.
Se provassimo a far sgorgare la sorgente che è dentro di noi, scopriremmo che la sete di vita della nostra anima si può saziare con un semplice gesto di tenero abbandono. Solo allora potremo indossare la più bella collana di perle che esiste al mondo: quella formata da sentimenti autentici, preziosi, sinceri, profondi, ma soprattutto nostri.

 

 

mercoledì 25 giugno 2003
Reno Bromuro


 

 

 

 

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