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La passeggiata

 

 

E’ appena trascorsa una torrida estate. L’autunno ha lasciato il posto all’inverno, ma una cosa è certa, Roma è sempre bella, anche ora che ha gli alberi spogli. In loro non riesco a vedere la tristezza della passata stagione, ma soltanto un cambiamento di forme e colori. Durante una delle passeggiate per le vie amiche del mio quartiere, osservo le persone che mi passano accanto. Tanti piccoli stralci di vita che somigliano o mi ricordano periodi della mia vita. Mi rivedo in una coppia di giovani innamorati che si sussurrano sogni e promesse, in una mamma che rincorre trafelata i suoi bambini capricciosi, nella signora carica di borse della spesa che s’affretta per tornare a casa per preparare il pranzo, nella giovane donna che scende frettolosamente dall’autobus stracolmo, stanca del lavoro che ha svolto in ufficio, nella signora seduta al tavolo di un bar che osserva la vita scorrere con una strana espressione tra la malinconia e il sorriso. Difficile da decifrare quali ricordi le si affollano alla mente. Un aquilone attraversa il cielo sopra di me e poi anche un palloncino… poi vedo il bimbo che non sa se piangere accorgendosi che gli sono sfuggiti dalla manina paffutella.

La nonna che gli sta accanto cerca di consolarlo, gli indica una giostra poco lontano; gli dice di ascoltare la musica che arriva da quelle macchinine colorate e prendendogli la manina tra le sue lo conduce verso il nuovo gioco che lo renderà felice per qualche attimo.

Un uomo vende fiori; lo vedo sempre, sta all’angolo della strada e vedendo il bambino sorride, ma il bimbo ormai si è già dimenticato del suo aquilone e del suo palloncino. 

Poco più in là, seduta su una panchina, un’anziana signora molto curata accarezza il suo cagnolino che gli strofina il musetto sulle ginocchia, riconoscente di tanto affetto. 

Il sole è alto nel cielo, tutto è vita intorno a me e sento un grande conforto per tutta questa inaspettata compagnia.

E’ bello sentire la vita che scorre intorno e che mi avvolge, ma non posso fare a meno di pensare che è l’eco dei ricordi che ho dentro a farmi notare quelle piccole scene di vita . Scaglie di tempo che mi si affollano nella mente, lembi di un tempo che in un attimo è volato via.

Ora sono una donna sola, gioco col tempo che scorre, provo tenerezza per quella mamma che s’affanna dietro ai suoi bambini come facevo io soltanto un pugno di anni fa… Mi sono costruita pian piano la mia forza, ho cercato lentamente di non perdermi nel vuoto.

Non scendo più dall’autobus stracolmo, non mangio più un pezzo di pizza per la strada perché devo correre ad una riunione di genitori a scuola; a casa non c’è più nessuno che mi aspetta veramente come poco tempo fa…

mi aspettano soltanto perché mi vogliono bene, ma tutti possono cavarsela anche senza di me. Non so se provare gioia o sconforto. La realtà è che sono una donna sola che fugge dai ricordi dolci di un tempo che è soltanto trascorso da pochi anni. Pochi anni che hanno cambiato la mia vita.

Sono migliorata nei miei rapporti col mondo; ho il tempo per sconfiggere la mia fragilità, ho tempo per dedicarmi con gentilezza verso le persone che incontro e che saluto fermandomi un attimo; non come tempo fa, quando correvo in continuazione e salutavo distrattamente volando come una folata di vento.

Nei miei pensieri premono anche i resti di grandi dolori sopportati a volte come un’ eroina. Ora che sono libera dai tanti doveri a cui dovevo assolvere nel passato, mi sento come regina di un regno che non ha né un re né una regina. Sono una donna sola che dentro di sé recita il suo canto alla vita, quello che amorevolmente ha composto per anni e anni, andando in scena senza accorgersene.

Decido di tornare a casa; saluto una mia amica che passa all’altro marciapiedi. Torno a casa;  chiuderò la porta al mondo per trovare intorno a me le cose che amo. Ora ho tanto tempo, troppo, troppo per pensare a me.

Forse soltanto a me stessa non ho donato amore semplicemente perché non ne ho avuto il tempo. Ho pensato a tutti, ho amato tutti, ho permesso a tutti di usare la mia dedizione ma il vero amore, quello che sognavo di dividere con qualcuno in giornate come questa in cui passeggio da sola a braccetto dei miei ricordi, mi fa scendere nel cuore tanta tristezza. E’ come un malore improvviso… nessuno, a parte i miei genitori che dandomi la vita me l’hanno rinforzata giorno per giorno, ha saputo capire il mio bisogno di amore.

Accendo il mio stereo; note dolci colmano in un attimo la stanza, la casa tutta. Sto diventando una vecchia signora, che cura tutti i particolari della sua vita, sperando che qualche ricordo piacevole del passato bussi al suo cuore. Una signora gentile che ama il suo profumo alla rosa, una signora di mezza età che ora ha lacrime di cristallo…  

 

 

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