LA MELODIA NEL CUORE

 

 

 

Cosa dire dei figli che dimenticano il passato d’amore creato per loro? Un mondo naturale, senza forzature, spontaneo.

Mi domando quanti sono i genitori che si sentono così  soli e disorientati. Non parlerei di abbandono, ma di un lento scemare di sentimenti. Per tutta la vita ho cercato di immaginare la mia senza i miei genitori e la mente si confondeva immediatamente perché non riuscivo a capire ciò che provavo. Poi un giorno l’ho capito… all’improvviso… una lama tagliente mi stava spezzando il cuore. Scomparvero immediatamente tutte le mie certezze e le radici della mia anima vacillarono per poi crollare. Era tardi… ma nonostante il dolore devastante mi sentii in pace perché ero consapevole che li avevo amati intensamente, non li avevo ignorati, non avevo avuto distrazioni nell’accudirli e amarli fino alla fine della loro esistenza terrena. Se mi fossi comportata da figlia indegna non avrei potuto perdonarmelo.

Non avevo soltanto loro, ma figlie, nipoti e amici che continuavano a insegnarmi ad amare…

Non mi sono mai illusa che il dolore se ne andasse… mai, ma scoprire di amarli ancora di più mi sorprese e mi sorprende ancora.

Quando mi tornano alla mente i flash della mia vita di figlia, non posso fare a meno di provare un’immensa, smisurata tenerezza addolcita dai ricordi dei giorni trascorsi con loro da bambina e poi da donna adulta.

Adulta… parola troppo grande per me perché forse non lo sono mai diventata e non lo diventerò mai, perché non ho mai voluto che quel lembo di cordone ombelicale con i miei, si tagliasse in qualche modo. Non ho voluto.

Quando mi accade qualcosa di nuovo o di speciale ho ancora l’impeto di prendere il telefono e chiamarli come facevo sempre.

Confidavo in loro, mi fidavo ciecamente dei loro consigli anche se poi sbagliando, a volte mi comportavo di testa mia. Ho sbagliato tante volte per non ascoltarli ma è tardi per pentirmene. La certezza che mi resta è che

riesco a sentire ancora la loro presenza accanto a me, percepisco le loro carezze che mi sfiorano l’anima.

C’era una volta potrei scrivere … ma no… non posso… perché la nostra storia d’amore vive ancora e comprendo pienamente il loro amore per me.

Fino agli ultimi atti della loro vita pensavo con nostalgia alla felicità di quando i nostri occhi si incontravano, si abbracciavano, si capivano.

Ripenso anche alle favole, ai giocattoli che sognavo e che alla prima occasione diventavano la mia meravigliosa realtà. I miei desideri venivano esauditi prima o poi.

La domenica c’era una sorta di abitudine che rendeva quel giorno più speciale degli altri. Da piccola aspettavo di correre nel lettone per ascoltare le favole che mi leggeva papà mentre mamma preparava il pranzo. Quando diventai grandicella, papà mi portava a vedere Roma, i suoi monumenti, i suoi giardini e quando mi stancavo tornavamo a casa e papà non dimenticava mai di comprare le pastarelle alla nostra pasticceria abituale.

Abitavamo all’Appio – Latino in una strada che permetteva di vedere le finestre di casa fin dalla pasticceria e ricordo mamma che si affacciava e ci salutava con il braccio alzato.

Sembrano piccole cose, non c’erano tante possibilità come ora, non c’era il cellulare che potevamo usare per comunicare il nostro arrivo, c’era qualcosa di più… l’amore che ci spingeva gli uni verso l’altro.

Tutto questo intreccio di emozioni, di cose che apparentemente possono sembrare banali, mi fa affermare che i miei anni più beli sono stati proprio quelli perché ne scaturiva l’armonia.

Il giorno delle mie nozze mia madre arrivò al colmo della sua commozione perché il fotografo non la trovò per fare la foto prima di uscire di casa; papà mi accompagnò all’auto che ci aspettava in strada per poi arrivare all’altare per consegnarmi a una nuova vita…

Una folla festosa mi salutò lungo tutta la strada. Ero una giovanissima ragazza di neanche ventuno anni che era cresciuta tra l’affetto di quanti mi conoscevano. Un quartiere, col trascorrere degli anni diventa come un’enorme piazza di paese dove tutti conoscono tutti.

Vita… amore… complicità. Eravamo una squadra che sventolava il vessillo dell’amore in ogni occasione. Non mi impedirono di sposare un ragazzo che ritenevano non giusto per me e dopo qualche anno compresi il perché… ma era troppo tardi. Gli errori si pagano per sempre, sono come una cambiale che finché non viene pagata, non salda il conto da pagare.

Sbagliando avvelenai anche l’esistenza dei miei genitori perché mi restarono sempre accanto per portare il fardello di quell’unione sbagliata, piena di errori e di malumori, con due suoceri che travestivano la loro insofferenza nei miei riguardi in una affettata quanto inopportuna e falsa presenza in troppi frangenti. Adoravano mettermi contro mio marito e ci riuscirono in mille e mille modi.

Avevo avuto un’infanzia felice e un’adolescenza perfetta. I successi scolastici mi diedero l’opportunità di trovare immediatamente lavoro, ma non potevo immaginare che l’ignoto mi sarebbe venuto incontro.

Quel ragazzo timido e gentile lo sposai perché ero sicura del suo amore ed ero troppo giovane e ingenua per capire che stavo sbagliando.

Quando mi resi conto dell’errore compresi anche che quel dolce e timido ragazzo era soltanto un burattino che i suoi genitori manovravano per nuocermi continuamente. Mi sentivo nelle mani di tre aguzzini e del tutto impotente per far fronte a tanta malvagità. La violenza psicologica è peggiore di quella fisica perché si entra in una specie di limbo-labirinto da dove è impossibile uscire.

Ed io non trovai l’uscita e subii il mio destino a testa bassa, sacrificandomi per amore delle nostre due figliolette che avevano bisogno di equilibrio, stabilità e amore. Schiacciai me stessa…

Il mio cuore sussultava di paura ad ogni respiro, ma tanti anni fa, il matrimonio era indissolubile.

Ormai vedova da quasi un ventennio, porto dentro di me questo fardello gigante che riesce ancora ad opprimermi.

Ho sbagliato… ma la forza che ho mantenuto è stata l’amore per le mie figlie e quando la mia mamma morì… compresi appieno il significato che avevo sempre dato distrattamente alla vita. Se non ci fossi stata io a sacrificarmi fino allo stremo, loro non avrebbero potuto vivere la vita piena di dignità che avevano il diritto di avere.

 

Ai miei genitori, alle mie salde radici dico che li amerò per sempre scusandomi se qualche volta ho sbagliato per non aver voluto ascoltare… questa è la vita e come una sinfonia si può ripetere all'infinito. A ognuno di noi tocca trovare gli accordi giusti, altrimenti nessuna melodia accompagnerà i giorni che verranno.

Spero che le mie figlie non si dimentichino di me… di quella melodia che posi un giorno lontano nei loro cuori.

 

 

 

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