Un
suo pensiero
«Mi
viene in mente un caro episodio letto anni fa.
Una
nave è in preda alla tempesta;
tutti i passeggeri sono in ansia e trepidazione
per
l'imminente pericolo di naufragare.
Eppure fra tutti i terrorizzati,
c'è
un bambino che in un angolo della nave
sta
giocando, senza nessuna paura.
-
Come?! tu giochi? non hai paura. -
C'è
mio padre che guida la nave;
son
più che sicuro»
(Don
Giovanni Calabria)

Questo è lo
"spirito" del cuore di questo grandissimo uomo che iniziò
la sua mirabile opera raccogliendo ragazzi poveri nelle
"Case Buoni Fanciulli", oggi sparse in tutto il mondo.
Mio padre, nato nel
1934, il 12 ottobre 1946 fece il suo ingresso proprio in
una casa di Don Calabria a Primavalle (RM), perché
aveva deciso, nonostante la sua giovanissima età, di
studiare o imparare un mestiere. L'Abruzzo, sua terra
natale, non poteva offrirgli quello che lui voleva e
allora nonostante il periodo difficilissimo del dopoguerra
iniziò la sua avventura... e arrivò a Roma nella Casa dei
Buoni Fanciulli.
In questi giorni mio
padre ha appreso la triste notizia che un sacerdote della
Casa è tornato nella Casa del Padre...
Don Giuseppe
Bistaffa, un grande benefattore, forse un Angelo che la
Divina Provvidenza gli mise accanto in un momento
particolare della sua giovane vita.
Ho deciso di
dedicare questo piccolo omaggio ad un uomo che ha
significato molto per mio padre e trascrivo qui la lettera
che mio padre ha scritto in questa mesta occasione.
Secondo me, merita
di essere letta e meditata perché tutti abbiamo bisogno di
sentire che nel mondo l'Amore incondizionato di Dio è una
realtà, una piacevolissima certezza...
Io mi chiamo Arnaldo Costantini e sono
un ex allievo della Casa Buoni Fanciulli di Primavalle a
Roma. Il periodo che ho trascorso in collegio è stato dal
12 ottobre 1946 fino al mese di maggio del 1950.
Don Giuseppe Bistaffa è stato uno dei
miei insegnanti e tramite il giornale "L'AMICO", ho
appreso con commozione che è tornato
al Padre nello scorso mese di marzo 2006.
Ma chi era Don Giuseppe? Sono passati
tanti anni ma il suo ricordo non mi ha mai abbandonato.
Quando si parla di Sacerdoti, Don Giuseppe resta per me il
Simbolo del Servo di Dio che ha dedicato tutta la sua vita
a chi era in difficoltà. Non c'era arrivismo o
protagonismo nel suo donarsi agli altri. La sua passione
era fare del bene a tutti i bisognosi.
Ora vi racconto la mia piccola storia ed
i miei rapporti con Don Giuseppe...
La seconda guerra mondiale era terminata
da poco ed io decisi con il consenso dei miei genitori di
andare a studiare in collegio e poter magari, imparare un
mestiere. Erano tempi difficili, in collegio si soffriva
la fame ed ogni giorno un anziano signore che viveva nel
nostro collegio si recava alla mensa di un dormitorio
pubblico in Via Federico Borromeo. Con il suo carrettino
trainato da un asinello andava in questa mensa dove c'era
una grande moltitudine di poveri sfollati e tornava in
collegio con qualcosa da mangiare.
Ogni giorno ci alzavamo da tavola ancora
affamati. Era una vita difficile. Io personalmente sono
stato quello che ne ha sofferto più degli altri, forse per
il mio fisico piuttosto fragile.
Cominciai a soffrire di una forma di
denutrizione e di depressione e la mattina, mentre
ascoltavamo la S. Messa, svenivo...
Don Giuseppe un giorno mio accompagnò da
un medico che diagnosticò la causa dei miei malori... una
grande debolezza causata da scarsa alimentazione. Quando
tornammo in collegio Don Giuseppe mi accompagnò in cucina
dove chiese alle addette, di darmi un po' di pane fuori
pasto.
Tutto quello che ottenni fu una mezza
ciriola alle quattro del pomeriggio, ma io ero troppo
debole e non poteva bastarmi; la mia fame continuava a
tormentarmi e a darmi problemi.
Don Giuseppe allora mi venne in aiuto ed
un giorno mi disse che quando mi sentivo mancare potevo
aprire il suo comodino in camera da letto perché lui
avrebbe magari fatto a meno della sua razione giornaliera
pur di farmi mangiare qualcosa in più...
Questo era Don Giuseppe!
Dopo poco tempo comunque decisi che
dovevo andare via dal collegio e prima della partenza Don
Giuseppe mi portò in una zona isolata dove per circa
un'ora mi parlò e mi insegnò molte cose per poter vivere
una vita onesta, serena e tranquilla.
Ho fatto tesoro dei suoi insegnamenti,
porto nel cuore la sua bontà... non lo dimenticherò mai.
Arnaldo Costantini
Roma, 15 aprile 2006