Cara mamma, sono trascorse ben cinque
primavere da quel giorno in cui la vita
ti lasciò. Amavi startene seduta in un
angolo del tuo balcone. C’erano tanti
fiori colorati intorno a te. Avevi un
piccolo tavolino bianco e la tua sedia
dove trascorrevi i tuoi momenti di
libertà. Era bello e rassicurante
affacciarmi al mio balcone confinante
con il tuo e vederti seduta, intenta
nella lettura o in qualche lavoretto di
cucito. Quando andavamo a passeggiare in
qualche giardino , mi ricordo che
staccavi dei piccoli rametti e quando
tornavamo a casa li piantavi nei tuoi
vasi. Tutti lo chiamano pollice verde,
io l’ho sempre chiamato pollice del
cuore perché tu sapevi infondere
dolcezza anche alle piccole piantine che
crescevano sotto il tuo sguardo attento.
Sono trascorse ben cinque primavere
prima che io trovassi il coraggio di
avvicinarmi alle tue piante. Quello era
il tuo piccolo mondo infinito… e non mi
è stato possibile farlo prima, aspettavo
un impeto del cuore. Giorni fa, uscendo
sul tuo balcone, dissi ad alta voce:
“Mamma, tutto questo squallore non va,
tornerà ad essere il tuo giardino”.
Tolsi tutti i fiori di seta che mio
padre aveva conficcato nei tuoi vecchi
vasi e li buttai, ma una sorpresa mi
colse come un lampo… dentro ad uno di
loro trovai una piccola pianta grassa.
“Come è possibile mi ripetevo, come ha
potuto resistere cinque anni senza cure,
sommersa da fiori finti, senza acqua a
parte quella che di tanto in tanto la
pioggia regala? In quest’angolo mi
ripetevo, anche l’acqua piovana trova
difficoltà ad arrivare”. Interpretai
tutto come un segno, un modo che tu
mamma avevi trovato per dirmi che dovevo
lavorare per il tuo angolino fiorito,
dovevo entrare in contatto con quella
piccola parte del tuo mondo. Così
iniziò la mia nuova avventura dei fiori.
Li amavi, io ti amavo e ti amo ancora ed
ormai per te non posso fare di più se
non tenerti nel cuore e pensare a te in
ogni momento. Lavorai molto per tre
giorni, ripulendo i vecchi vasi arsi dal
sole, svuotandoli da una terra che ormai
sembrava polvere. Acquistai tanti tipi
di piantine ed ora affacciandomi posso
almeno vedere i colori che amavi e ti
sentirò ancora di più accanto a me… e
così il tuo piccolo mondo infinito
diventò mio… Quando ti penso, mamma,
provo una grande tristezza perché non ho
avuto il tempo di rendermi conto che
stavi invecchiando. Il tuo sguardo
attento e fiero nascondeva sapientemente
il tempo che trascorreva. Un giorno
però, all’improvviso, questo tempo
esplose… e l’orologio della tua vita
iniziò a scandire una sorta di conto
alla rovescia; gli attimi dei giorni
che consideravo tutti uguali si
trasformarono in attimi irripetibili, in
occasioni che mai più si sarebbero
ripresentate. Ridipingere la mia vita è
diventato il mio obiettivo proprio da
quel momento perché soltanto allora
considerai che un vortice spaventoso ci
stava per sconvolgere la vita. Come
evitare un evento naturale? Sono tutti
imprevedibili come le inondazioni, i
terremoti, il riattivarsi di un vulcano:
nessuno se lo aspetta, nessuno c i pensa
perché la vita scorre. Mentre io
ricevevo la notizia della tua malattia
piangendo, c’erano tante altre persone
che gioivano e ridevano per nuove vite
che avevano appena
aperto gli occhi al mondo come è
accaduto anche a noi chissà quante
volte... perché tutto passa come le
carte che vengono estratte a caso dal
loro mazzo… una bella, l’altra brutta.
Cara mamma penso continuamente al fatto
che io non ho proprio avuto il tempo di
rendermi di conto che l’età avanzava e
così non ho avuto il tempo di vedere i
tuoi capelli diventare bianchi e radi;
ti ammalasti di colpo e dopo quasi tre
anni dall’insorgere della tua malattia
che ti rese piccina piccina come uno
scricciolino, io riuscivo a guardarti e
a vederti come eri, ripensavo a quando
ce la mettevi proprio tutta per farmi
crescere bene e per donarmi serenità.
Hai costruito intorno a me un mondo
infinito di amore e delle tue tante
fatiche non ti lamentavi mai. Non ti ho
mai sentito dire … sono stanca, ora
penso un po’ a me… Non sai quante volte
ho sognato di somigliarti almeno un po’
mettendoci tutto il mio impegno, ma
senza riuscirci, senza scoprire il
segreto del tuo modo di fare. Ci
separavano una manciata di anni,
soltanto ventuno. Sei stata la mia mamma
bambina, la sorella a cui confidare i
segreti più nascosti, l’amica a cui non
puoi dire di no, l’amica che mai mi ha
detto no… Mentre chiudevo la porta
finestra del balcone mi tornò in mente
un giorno in cui ero sdraiata accanto a
te mentre l’ematologo ti faceva una
trasfusione. Io con te mamma ho
condiviso anche il tuo universo di
dolore. Tutto era naturale… perché il
nostro era un piccolo mondo plasmato con
un amore che aveva il sapore
dell’infinito, qualcosa che faceva
battere i nostri cuori accordandone i
rintocchi, qualcosa che palpitava nella
nostra anima. Siamo state un duo
imbattibile che tutti invidiavano. Non
ricordo altri modi di amarci se non
questo… nella totalità e nella
condivisione. Come dice una vecchia
canzone… non avevamo bisogno di parole…
il nostro cuore parlava per noi. Ora mi
resta la dolcezza del tuo ricordo e quel
piccolo angolo di infinito che avevi
creato con dedizione e sorrisi… ciao
piccola mamma, ci incontriamo nei miei
sogni.
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